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Davide Amato: una storia di bisessualità, visibilità e non binarismo

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Davide Amato è un attivista bisessuale e non binario, che promuove la visibilità e il coming out, parlando del, troppo spesso sottovalutato, problema della bifobia.
In quest’intervista proviamo a conoscere la sua storia, a capire come è cambiata la situazione delle persone bisessuali e cosa sarebbe opportuno fare per migliorare ancora la situazione.

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Ciao Davide: tramite quali realtà fai attivismo sul tema della B?

Ciao Nathan. Attualmente faccio attivismo tramite il Circolo Culturale TBGL Harvey Milk di Milano in cui ricopro felicemente il ruolo di responsabile del Progetto Bisessualità e di coordinatore del prossimo gruppo operativo di visibilità bisessuale.

Poi tramite collaborazione con il gruppo donna Arcigay di Milano, l’associazione Lieviti del Milk di Verona e, in ultima istanza, con il nascente gruppo di coordinamento di più associazioni sotto il nome di Mondo Bisex. Di quest’ultimo fanno parte pure il gruppo Bit, o Bisessuali in Toscana, e il gruppo Bproud di Bologna.

 

Se ti va…parlaci di come ti sei scoperto bisessuale

Molto Volentieri. Il tutto avvenne tre anni fa durante uno dei tanti corsi sul bullismo omo-bi-transfobico organizzato dall’associazione Arcigay EOS di Cosenza in collaborazione con il Cassero di Bologna. All’epoca già militavo da tempo all’interno del comitato Arcigay I due Mari di Reggio Calabria, spazio dentro il quale vi entrai da attivista etero LGBT-friendly.

Comunque senza dilungarmi troppo nella risposta e volendo riassumere, ci furono alcune condizioni favorevoli, venutesi a creare, che in me stesso fecero esplodere improvvisamente delle emozioni del tutto nuove e impreviste. Dunque in sostanza la vicenda si svolse tutta durante il trascorrere di quel week-and di corso, nel giro di pochissimo tempo, e fu la base di partenza del mio coming out.

Quindi poi mi dichiarai Bisessuale prima con il gruppo del mio comitato e dopo in famiglia durante il periodo natalizio. Infatti proprio per questo inaspettato motivo, della mia improvvisa riscoperta, penso di essere un caso unico, speciale e atipico

 

Parlaci dell’esperienza di attivista B in Calabria

Su questo punto purtroppo ho poco da riportare, ciò per il fatto che, subito dopo i due miei coming out, si presentò la necessità di dovermi trasferire a Milano per questioni di crescita personale, lavorative e di studio. Infatti frequento attualmente, oltre all’attivismo, un corso professionalizzante per la qualifica di Massaggiatore Capo Bagnino degli Stabilimenti Idroterapici o Massaggiatore Masso-Idroterapista. Ovvero la strada più concreta e pertinente al mio percorso già intrapreso dal 2010.

Mentre da attivista ex-etero LGBTfriendly vado più che fiero di aver portato avanti delle battaglie culturali per tre anni, insieme a persone indimenticabili e dentro un contesto territoriale già abbastanza complicato. Il tutto fino ad arrivare poi all’aiuto della realizzazione del primo Pride calabrese della storia, una delle esperienze più grandiose di tutta la mia vita

 

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Ti va di parlarci della tua esperienza al Circolo Culturale TBGL Harvey Milk Milano?

Certamente. Parto dal dire, con molto piacere, che si sta rivelando sempre di più una esperienza straordinaria in ogni senso. Da quando sono entrato a farvi parte, più di un anno fa, immediatamente dopo il mio trasferimento, al suo interno ho notato da subito delle persone fantastiche, molto determinate, abbastanza volenterose e con una voglia, fuori dal comune, di perseguire le linee un attivismo TBGLQIA* all’avanguardia. E soprattutto penso veramente sia una realtà che fa dell’anti-binarismo di genere il suo principale punto di riferimento.

Inoltre frequento due dei tanti gruppi attivi al suo interno, Ama relazioni affettive e Ama Identità di genere, che, in generale, si stanno rivelando delle occasioni imperdibili, degli strumenti indispensabili per il miglioramento della qualità della vita e dei momenti in cui poter conoscere persone indimenticabili

Oggi posso serenamente riferirmi al Milk come la mia seconda famiglia

 

Preferisci Bisessuale, Biaffettivo, Bisex o altri termini? Nel blog cerco di usare sempre orientamento eroticoaffettivo rispetto al “sessuale” …

Preferisco di più il termine di Bisessuale non binario

 

 

Perché preferisci Bi a Pan (nel descrivere te stesso)

Proprio per mirate questioni di opportunità personale e pure per lasciarmi il dovuto tempo di esplorarmi tramite l’esperienza. E dal punto di vista erotico/affettivo mi rendo conto di non perseguire uno schema preciso, su questo sto scoprendo di essere sempre più vicino alla pansessualità.

 

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Bisessualità e Pansessualità, orientamento binari, non binari, transincludenti, transescludenti, ce ne parli?

Certo. Dunque… partiamo dalla prima, ovvero la Bisessualità. In origine vista e interpretata come “canonica” in quanto assimilabile alle persone che si sentivano erotico-affettivamente attratte solo da uomini e donne bio e cis-gender.

Essa prima degli anni 90 venne studiata e affrontata, più specificamente, dallo scienziato Alfred Kinsey, attraverso la sua scala, o “scala Kinsey”, solo da un punto di vista “comportamentale”.

Questa in ambito scientifico, ovviamente per quel contesto storico, fu proprio il primo lavoro documentato e condotto sulla fluidità dell’orientamento sessuale.

Kinsey concluse che l’orientamento non è rigidamente dicotomico, bensì si estende lungo un contiuum di variazioni.

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Poi più recentemente lo psichiatra Fritz Klein (1990), insieme ai suoi collaboratori sviluppò una griglia per la valutazione dell’orientamento sessuale, nota come Klein Sexual Orientation Grid (KSOG). Nella sua griglia Klein aumentò il numero di variabili da prendere in considerazione rispetto a quelle presentate da Kinsey. In particolare aggiunse: l’attrazione sessuale, il comportamento sessuale, le fantasie sessuali, le preferenze emozionali, le preferenze sociali, lo stile di vita, l’autodefinizione del proprio orientamento.

Questi due personaggi con i loro studi, insieme a altri studiosi, furono tra i primi precursori della visione di una sessualità non binaria riconducibile ai tempi di oggi. Infatti ultimamente in Italia, se pur con molta lentezza rispetto agli altri paesi, si assiste al coming out, soprattutto nelle nuove generazioni, di persone bisessuali, bisessuali non binarie, omoflessibili, eteroflessibili, e pansessuali. E pure in forte crescita.

Per quanto poi riguarda gli orientamenti definiti come binari, e trans-escludenti, in alcuni casi non necessariamente riconducibili alla rigida cultura del binarismo, di questi fanno parte le persone dichiaratamente solo bisessuali, etero e omosessuali

Mentre negli orientamenti definiti come “non binari”, e trans-includenti, vi sono comprese persone dichiaratamente omoflessibili, eteroflessibili, bisessuali non binarie e pansessuali.

Oggi finalmente la Bisessualità, al pari del termine trans*, viene definita come termine “ombrello”, ciò proprio per evidenziare in modo chiaro il fatto che, al suo interno, vengono incluse tutte le specifiche varianti di persone delle quali l’orientamento, in passato o nel presente, ha assunto, assume, o può assumere una caratterista mutevole, fluida e includente.

Invece la Pansessualità è un termine che, a seconda dei casi, indica la descrizione di un orientamento erotico-affettivo, definitosi e sviluppatosi indipendentemente dagli altri, oppure in altri è definita come l’ultima evoluzione della bisessualità non binaria

Qui è doveroso precisare e ricordare che termini quali etero, omo, omoflessibile, eteroflessibile, bisessuale, bisessuale non binario, pansessuale, si riferiscono solo e esclusivamente alla descrizione dell’orientamento sessuale, in alcuni periodi della vita, e non all’identità di genere.

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La Bifobia negli attivisti storici (uomini e donne)…

Riguardo questa domanda cercherò di rispondervi evitando, il più possibile, di urtare la sensibilità di persone che, alla fine, sono fuori dalla mia diretta conoscenza.

Quindi senza voler compiere eventuali riferimenti a nomi specifici, mi preme sottolineare come la situazione di oggi, in merito alle persone Bisessuali e Pansessuali, sia la diretta conseguenza di larga parte di un vetero attivismo Italiano formato da persone dichiaratamente Lesbiche, Gay, Transessuali, di fatto impreparato e fin troppo distratto rispetto ai tempi.

E soprattutto ancora poco attento alla radicale, oggettiva e inesorabile trasformazione del mondo e della società in cui viviamo. Oltre ovviamente all’essersi poi dimostrato privo di adeguati strumenti culturali, scientifici, politici per affrontare e includere al suo interno fondamentali questioni come Bisessualità e non binarismo sessuale.

Infatti solo da pochi anni, a questa parte, e grazie a alcune poche associazioni come Lieviti di Verona per prima, Bproud di Bologna, Circolo Culturale TBGL Harvey Milk di Milano, gruppo donna Arcigay di Milano sembra che finalmente si inizino a intravedere dei cambiamenti concreti

Adesso penso proprio sia arrivato il momento di riprendere in mano la situazione per affrontarla con la massima serietà e la dovuta determinazione
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Chi è maggiormente vittima della Bifobia da parte del mondo etero? L’uomo bio? La donna bio? Le persone transgender?

Come già accennato nelle precedenti risposte, fortunatamente il 2017 sembra essere un anno di svolta per le nuove generazioni e, in alcuni casi, pure per quelle dai 25 o 30 anni di età in avanti. Sempre più ragazz* nonostante le forti difficoltà, soprattutto in contesti prevalentemente etero, iniziano a dichiararsi apertamente Bisessuali e Pansessuali, oltre ovviamente al palesare la loro netta volontà di voler lottare contro il binarismo e le sue origini. A questo dato segue poi un aumento del numero di persone che si identificano come queer, genderfluid e bigender, come me, per intraprendere così una strada di rottura con tutti i clichè, con il vecchio attivismo e gli stereotipi legati al binarismo di genere
Comunque bisogna poi purtroppo compiere ancora un grosso lavoro di tipo culturale su larga scala. Attualmente la bifobia attacca molto di più, in modo “diretto”, la donna in generale e ciò per tutta una lunga serie di motivi di discriminazione fortemente legati soprattutto al genere e alla cultura del binarismo.

Infatti dentro la visione binaria del maschilismo più sessista, la “donna”, quasi sempre bio/cis-gender, può definirsi B o P solo se tutte le sue attrazioni sono finalizzate esclusivamente al soddisfacimento della virilità del maschio e della costruzione dell’immaginario erotico del classico maschio alfa.

Mentre se parliamo di persone T MtF e T MtF non binarie, dichiaratamente B, o percepitesi come tali, queste vengono prima incasellate, “a priori”, dentro il classico listino della prostituzione e dopo dentro lo spettro degli ormai noti pregiudizi riguardo le persone bisessuali.

Invece in merito al mondo della bisessualità negli uomini, o comunque nel maschile, questo rimane ancora coperto dal velo dell’invisibilità sociale. E dunque qui la bifobia si manifesta in modo “indiretto”, vedendosi così esclusi progressivamente, da alcuni ambiti sociali, senza spiegazioni sensate, oppure venendo rifiutati dalla partner dopo una prima apparente comprensione del proprio coming out da bisessuali. Addirittura le persone T FtM e T FtM non binarie oltre a venire considerate come “mezzi uomini”, o “scherzi della natura”, e dunque investiti dalla transfobia da parte di uomini e donne etero, si ritrovano nel dover affrontare un peso della bifobia ancor più forte di quello delle persone bio e cis-gender.

In proposito vi è pure da evidenziare quanto poi la bifobia “interiorizzata” giochi purtroppo un ruolo cruciale, nella esplorazione della propria sessualità, molto più di quanto lo faccia dentro il mondo femminile.

Questo determina inevitabilmente, da un lato, la forte presenza di uomini sposati, dentro il modello stereotipato di famiglia della pubblicità del mulino bianco, che vedono il loro orientamento, quindi la loro bisessualità, solo come un vizio, o un motivo, per concedersi relazioni clandestine, oppure doppie vite. Dall’altro invece di persone, di sesso maschile, che pur dichiarandosi si sentono sempre più isolate, abbandonate dalla maggior parte dei conoscenti, escluse dalla propria famiglia e lasciate completamente da sole in balia della sopravvivenza.

Infatti, non è un caso che, per via degli insegnamenti di binarismo sessuale e maschilismo culturale, negli uomini si impari più facilmente a odiare, o peggio a temere irrazionalmente i propri sentimenti, le proprie pulsioni, l’evoluzione del proprio orientamento sessuale, la messa in discussione della propria idea di identità di genere e della propria espressione di genere

Inoltre vi è ancora una gravissima mancanza di consapevolezza socio-culturale della bifobia, questione completamente diversa invece riguardo all’omofobia verso le persone dichiaratamente gay o lesbiche bio e cis-gender.

In ogni caso e nonostante si verifichi tutto ciò, il coming out femminile è in aumento esponenziale rispetto al mondo maschile.

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Credi che la donna bi/pan subisca una discriminazione più strisciante e morbosa?

Purtroppo si

Coming out: è più facile dichiararsi bi/pan se sei donna o uomo? Quali le reazioni?

Per entrambi dipende molto dai contesti culturali, religiosi, sociali, familiari di provenienza e dalla propria collocazione territoriale. Comunque al momento sembra essere decisamente più facile se sei donna bio/cisgender.

In merito alle reazioni, pure queste variano in base a modalità, situazioni più svariate, preparazione culturale e clima familiare. Per la mia e altrui esperienza generalmente le più comuni sono rappresentate dall’accoglienza o dallo stupore iniziale non necessariamente poi sfocianti in ostilità. Mentre in molti altri casi, come già descritto, si subiscono rifiuti o addirittura violenze di ogni tipo

 

Bisessualità nel mondo antico: l’uomo era sempre l’attivo bisessuale, il “maschio” della coppia, mentre il “gay” era il passivo. Quanto ci siamo staccati da questa visione?

Per via di persistenti retaggi socio-culturali, radicati a livello antropologico, e per il nostro rigido provincialismo culturale si è ancora ancorati al modello patriarcale, machista, maschilista e binario del mondo antico, dunque ci siamo staccati molto poco e pure con fatica. E purtroppo l’antica Grecia, nelle concezioni comuni, viene in modo piuttosto stereotipato considerata un’epoca in cui il comportamento omosessuale in primis, e la bisessualità in secondo luogo, non solo non venivano condannate, ma al contrario considerate come espressione di elevati valori morali, sociali e spirituali.

Senza dubbio, vi sono ampie prove dimostranti che il comportamento omosessuale, oppure bisessuale, fra uomini e donne era allora comune e, entro chiari limiti convenzionali, approvato; è altrettanto chiaro che esso diveniva oggetto di seria preoccupazione se le persone coinvolte in esso, soprattutto se di alto rango sociale, rompevano talune regole sessuali e sociali e minacciavano le idee tradizionali e culturalmente determinate di genere.

Dunque, il comportamento omosessuale e bisessuale (maschile) non erano problematici in sé, almeno fin quando questi rimanevano segno di virilità, attiva e controllata. Ma tali condotte potevano venire condannate in alcuni ben precisi casi: quando diventavano esclusive, anche come partecipante solamente attivo, ma soprattutto allorché potevano essere considerate manifestazioni di effeminatezza.

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Bisex sulle app: “insospettabili”, “discreti”, “maschili”… e tante altre parole che dimostrano quanto queste persone siano cariche di binarismo e omofobia interiorizzata. A causa di questi “sposati velati” in cerca di trasgressione in app, saune e cruising, gli attivisti uomini gay a volte odiano i bisessuali, facendoli coincidere con quest’immaginario. Ci spieghi meglio cosa non funziona in questa “equazione”?

Dopo la precedente domanda, passiamo dall’antichità ai giorni nostri e, più precisamente, alle persone bisex sulle app!

Qui bisogna compiere una doverosa distinzione che molto spesso sfugge a molti attivisti gay completamente accecati dall’odio. Ovvero tra il saper distinguere i casi in cui si parla di bisex dichiarati e altri invece in cui si è in presenza di velati, dunque nel rompere l’equazione giustamente menzionata dentro la domanda

Quindi partendo dal presupposto che le generalizzazioni sono sempre sinonimo di pregiudizio e di profonda ignoranza, bisogna fare chiarezza e ordine dentro il caos delle interpretazioni.

Infatti ci sono persone apertamente dichiarate come bisessuali, oppure omoflessibili, che al pari di altrettante persone dichiaratamente gay, frequentano le app pure per sole, condivise e consensuali, esperienze di tipo sessuale.

In questo senso non è detto che si stia sempre parlando di persone adulte velate o legate dal vincolo del matrimonio, vi sono comprese pure svariate fasce di età dove si va dall’adolescenza al periodo pre o post universitario. Qui nonostante l’essersi dichiarati B si verificano i casi più frequenti di bifobia e diffidenza, dove si viene tacciati per “potenziali infedeli”, dal momento in cui iniziano a instaurarsi dei legami ti tipo affettivo più profondi.

Il tutto dimenticandosi che l’infedeltà è purtroppo un costume trasversale, uniforme, frutto di ipocrisia e tacita accettazione sociale, appartenente pure ai vasti mondi gay e etero

Mentre nei casi in cui si parli di persone bisessuali velate e sposate, incline alla ricerca della trasgressione, comprendo perfettamente le reazioni di persone gay attiviste all’interno delle app. Pure a me e altre persone sono capitati casi in cui mi venivano avanzate proposte da bisex che, sentendosi molto attratte dal sesso opposto, cercavano massima discrezione e luoghi nascosti per spassose avventure al chiaro di luna. Esattamente così come ho ricevuto inviti indecenti da parte di persone gay velate, dichiaratesi virilmente “attive”, e fallocentriche all’inverosimile.

In ogni caso confondere le proprie esperienze personali, o le vicende dei social, con la propria ideologia verso la presunta natura di persone bisessuali, in quanto tali, non è assolutamente prova di onestà intellettuale. Tanto più se il ritenere tutte le persone bisessuali come infedeli, perennemente indecise, o promiscue, proviene proprio da attivisti gay del mondo LGBT.

Oggi bisogna assolutamente prendere coscienza dell’esistenza della bifobia, occuparci tutti insieme delle sue origini e dotarci di tutti mezzi necessari per contrastarla in ogni sua forma.

Solo così facendo possiamo pensare di definirci veri attivisti, tutto il resto è solo retorica da salotto.

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Sono maggiormente accettate persone bi e pan che sono transgender. Come se si pensasse “ok, questi si sono “sputtanati”, non hanno vantaggi a mentire”, mentre quando si dichiara bi o pan una persona cis, allora subito si pensa che siano, in realtà, omo…Ce ne parli meglio?

In questo caso più che affrontare discorsi sull’accettazione, penso sia più produttivo parlare di “confusione”. Infatti in questo caso si tende ancora a confondere l’orientamento sessuale con l’identità di genere, come se l’identificarsi persone Transgender comportasse pure un automatico coming out della definizione delle proprie attrazioni. E poi si nota una certa morbosità irrispettosa nel voler stabilire, a prescindere, l’orientamento sessuale altrui e decidere quali tipi di ipotetici vantaggi dovrebbe avere, o meno, una persona visibile e apertamente dichiarata secondo il falso immaginario collettivo.

Inutile dire di trovarsi di fronte a pura ignoranza di fondo e di riprova della cultura binaria, infatti una persona può dichiararsi Transgender e, contrariamente alla presunta accettazione come Bisex, compiere invece il suo coming out come gay. Esattamente così come una persona bio/cis-gender può e deve poter compiere liberamente il suo coming-out da bisessuale, o pansessuale, nonostante gli altri pensino di poterla sminuire attraverso il paranoico sospetto che, in realtà, sia per forza omosessuale e debba effettuare a tutti i costi una sorta di scelta.

Quindi in definitiva l’autodefinizione del proprio io e dei propri desideri erotici, affettivi e sentimentali è un diritto inviolabile che appartiene unicamente alle singole persone. E dunque non può essere assolutamente e unicamente visto come oggetto di pseudo interpretazioni in base alle convenienze del proprio pregiudizio.

 

Spesso il partner di una persona transgender viene considerato, di default, bisessuale. Questa è una considerazione un po’ transfobica…Che ne pensi?

Penso ci sia il serio bisogno di rivedere le grosse lacune della nostra mancanza di educazione e considerare le persone per come, di fatto, si descrivono e auto-determinano. E ancor prima di compiere questa operazione è imperativo rispettare la libertà altrui e il grado di confidenza che instauriamo con il prossimo.

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Quando un uomo bi cerca una compagna, ma vuole continuare a fare attivismo e a dichiararsi bi, a quali pregiudizi va incontro? C’è differenza rispetto alla donna bi?

Spesso fra i tanti comunque presenti, si va incontro al pregiudizio di venire considerato come il classico gay nascosto, confuso o l’elemento di disturbo e il “non degno” di portare avanti le istanze della causa LGBT. E quindi all’immagine della persona che per non ammettere di essere in realtà omosessuale, o di sentirsi percepita come tale, preferisce utilizzare la “scorciatoia” della ricerca di una relazione etero di copertura.

Dunque si viene profondamente umiliati, isolati e fatti oggetto di scherno fin dentro gli affetti e la propria dignità.

Mentre per la donna è diverso se militante dentro ambienti di attivismo LGBT aperti, eterogenei, o friendly, e quindi si viene sempre più accolte serenamente.

Il discorso invece cambia dentro parte del vetero attivismo binario, o lesbico e femminista, dove si viene ancora identificate come “le traditrici”, o come “quelle passate dalla parte dei nemici maschi”, oppure come la persona che in realtà non accetta il fatto di essere una lesbica che soffre di omofobia interiorizzata.

Comunque pure su queste situazioni per fortuna si assiste a un lento cambiamento di clima, molto più confortevole, dentro le nuove generazioni e, in minima parte, pure nelle generazioni passate.

 

Perché ancora molti legano bisessualità e infedeltà?

Per il fatto di dare ancora viziatamente credito a false credenze dove le persone bisessuali sono considerate, in quanto tali, incapaci di sapersi impegnare, o di rimanere stabili, dentro una relazione di coppia monogama. Si pensa infatti che la propria bisessualità per sua costituzione sia formata, o pienamente realizzata, dalla continua e costante ricerca di una controparte affettiva mancante dentro una relazione di coppia. E dunque si compie il seguente ragionamento dato dal pregiudizio:

Se pure volessi accanto a me una persona bisessuale, per quanto possa piacermi non riuscirei a starci in coppia. E non penserei di poterci costruire su una relazione per il fatto che, la persona bisessuale, per la sua natura, per sentirsi completa e pur dicendo di essere follemente innamorata di me, vorrà sempre e comunque andare a cercarsi una terza persona di sesso opposto al mio. E quindi è molto più facile che possa sempre arrivare a tradirmi, o lasciarmi, per questi suoi continui desideri”

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La visibilità è un’arma che può zittire molte persone che accusano i bisex di essere velati e confusi. Come fare per incoraggiare il coming out?

Innanzitutto consigliando di iniziare a divenire i principali protagonisti del cambiamento che si vorrebbe dentro la propria vita e nei luoghi in cui viviamo. Ciò è pure un modo per interrogarsi su quali esatti valori fondiamo le nostre amicizie e quanto amore diamo a noi stessi per darci così la possibilità di esplorarci liberamente e non per vivere come gli altri ci vorrebbero in base ai loro pregiudizi.

Secondariamente, spiegando che l’essere persone visibili aiuta a distruggere e prevenire il pregiudizio soprattutto verso se stessi.

Inoltre la possibilità di dichiararsi apertamente mette in migliori condizioni per potersi mostrare con verità e dignità verso il prossimo. Aiuta nel migliorare la propria autostima, la propria qualità della vita e inoltre fortifica nel contrasto alla bifobia delle persone che vorrebbero calpestare il nostro diritto a esistere, all’essere riconosciuti come al pari di tutti, alla nostra libertà di amare e al vivere per ciò che siamo realmente.

 

Bisessualità e poliamore. Differenze e punti di contatto. Esiste l’una senza l’altro e viceversa?

Si certamente.

Ciò per il semplice fatto che la bisessualità riguarda, solo e esclusivamente, il proprio orientamento sessuale. Mentre invece il poliamore si riferisce alla pluralità dei tipi di relazione affettiva che si intende instaurare.

Infatti ci sono molte persone bisessuali e monogame, esattamente così come ci sono pure persone dichiaratamente Bisex e poliamorose. Giusto per portare poi un altro esempio, vi sono molte persone etero, o gay e lesbiche che, al tempo stesso, si dichiarano poliamorose.

L’importante è sapere che stiamo parlando di argomenti diversi e non necessariamente collegati fra loro.

Quindi il poliamore riguarda solo le modalità in cui una persona vive le proprie relazioni, indipendentemente dal proprio orientamento, e non per forza il modo in cui esprime il proprio essere bisessuali

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L’allarme “morti di figa” in spazi creati per bi, pan, poliamoristi, bdsm, etc etc: come monitorare questo rischio? Il pregiudizio che vede la donna bi/pan/poly come promiscua è ancora molto presente, e molti uomini etero ne approfittano…

In questi casi il modo migliore è consultarsi in gruppo e parlare costantemente di tale evenienza, poi cercare di munirsi di strumenti e filtri necessari per prevenire incontri sgradevoli con persone indesiderate. Si potrebbe poi incaricare pure un team di persone scelte, come molti gruppi già fanno, con il compito di verificare i reali intenti di eventuali nuovi arrivi, ritenuti poco convincenti, e provvedere così al richiamo di questi o alla diretta espulsione in base alla gravità del danno commesso. Queste prime operazioni posso risultare molto efficaci e una occasione cruciale per proteggere i gruppi da interferenze esterne con persone decisamente poco raccomandabili


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