Qualche anno fa l’arcigay fece una campagna particolare tramite la quale parlava di “malattia” non dell’omosessualità ma dell’omofobia.
Non voglio imitarli, ma credo che il binarismo sia una malattia ossessiva.
Me ne sono reso conto quando ho conosciuto persone (con orientamento sessuale molto rigido) ossessionate nel voler sapere se tra le gambe x persona
aveva pene e vagina, e leggermente incazzate nel non riuscire a capirlo.
Questo perché, avendo una modalita’ di relazione verso il rosa e una verso il celeste…si sentivano handicappati nel non sapere in che modalita’ posizionarsi secondo la cavalleria rusticana interiorizzata.
Tutto passa dalla dimensione sessuale. La persona deve capire se la persona androgina che ha davanti fa parte del sesso biologico che lo eccita o no…e quindi se
la sua eventuale attrazione si puo’ considerare legittima o no in base all’autodefinizione del proprio orientamento sessuale, radicata e incontestabile (anche nel caso di persone omosessuali).
La cosa sarebbe sostenibile (ma non accettabile) se fosse destinata solo ai e alle potenziali partner. Ma riguarda chiunque.
Un luminare dell’attivismo GLBT che contattai anni fa per mostrargli ammirazione (lui binarissimo), mi disse subito che comunque poteva accettarmi come uomo “ma non mi avrebbe mai scopato” (chi glielo aveva chiesto? è un simpatico vecchio!). Oltre a rimanerci malissimo scoprii che la mia “colpa” tra le gambe mi causava l’esclusione non tanto dal suo letto ma da suoi eventi, cene e simposi.
Sembra colpire persone di tutte le età, status sociale, e persino livello culturale…
Si puo’ guarire? forse…con tanto olio di gomito.
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