(in un luogo senza nome, un giorno senza tempo…)
“Pronto?”
“si?”
“chiamavo per fare il test sulle MTS”
“si, signora, e dove ha trovato questo numero?” (stupito)
“è il numero segnalato per fare il test gratis!!” (tralascio sul “zignooooraaaa”, so di avere una voce acuta…ma faccio finta di niente per vedere quanto trasudano binarismo)
“si ma, lei è sicura di aver rischiato realmente? quanti anni ha?”
“30”
“beh, allora per l’epatite è vaccinata, sifilide e hiv sono rarissime a meno che suo marito non vada con le prostitute…spesso le donne sono portate a fare il test dall’emotvità…“ (traduzione, una donna se ha una malattia è fa la prostituta, o è una povera cornuta, ma giammai una maialona che vuole divertirsi allegramente)
“sono in coppia aperta”
“ah (stupito e imbarazzato), nel senso che avete altri?”
“si, io ho altri, lui ha altri?”
“ah, lui è bisessuale?”
“no, è gay”
“è meglio che venga a fare il test….” (che strano: eppure non andiamo con le prostitute…siamo improvvisamente diventati a rischio?)
A questo punto porto una cavia, un uomo biologico gaio, con me a fare il test.
Entra. L’infermiere (era lo stesso che mi ha risposto) lo guarda con sguardo guascone, nessuna domanda su rapporti promiscui, test fatto senza polemiche ed “emotività”
Morale della favola.
- se sei masculu, il test fallo, sicuramente qualche magagnata l’hai fatta, se sei qui…non importa neanche etero o gay, vecchio guaglione!
- se sei fimmina, sei in preda all’emotività, o una gran cornuta, o fai la prostituta
- se sei frocio, pure se ti ha graffiato il gatto, di corsa a fare il test!
Ora, dopo decenni di sensibilizzazione su comportamenti e non “categorie” a rischio…ancora mi tocca essere spettatore di cotanto binarismo?
Qualcuno di voi dirà “è appena uscita la vergognosa statistica in cui un gay ha 19 volte le possibilità di un etero di prendere l’hiv”.
http://www.ilfarmacistaonline.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=22613&cat_1=5&cat_2=0&tipo=articolo (a parte questa delirante e discriminazione idea di far prendere gli antiretrovirali preventivamente a chi ha il coraggio di dichiararsi gay…)
Forse perché la donna etero, per ragioni culturali, non “la dà”?
Forse perché la donna etero si protegge da gravidanze, e quindi usa il preservativo?
Forse per via della versatilità tipica dei rapporti uomobio-uomobio?
Forse perché “nell’ambiente gay “gira” il virus?” (vorrei vedere le statistiche altrimenti è aria fritta).
A questo punto, l’istanza di un ftm gay, che non ha sicuramente il corpo di un uomo cisgender gay, ma ne ha simili comportamenti, come deve essere recepita?
Se è vera la storia che “gira di più il virus in ambienti gay” (quindi torniamo nell’ottica delle categorie a rischio), esso va piazzato prioritariamente insieme ai gay (sempre che ci debbano essere priorità e categorie a rischio, cosa sulla quale sono contrario.
Se invece è una questione di comportamenti a rischio, allora il gay biologico, l’ftm gay, la donna etero, e chiunque faccia pratiche a rischio, è considerato a rischio a parimerito, a prescindere dalle “caldane” che possano portare questa persona da codice fiscale F che va con gli M e che quindi per la sanità italiana è una zignoooraaaaa.
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